Urna Cineraria (da Wikimedia Commons)

Funerale nell’Antica Roma

Urna Cineraria (da Wikimedia Commons)

Urna Cineraria (da Wikimedia Commons)

I rituali funebri derivano tutti da riti ancestrali. Nel mondo occidentale, i riti attuali sono fortemente ispirati alle tradizioni funerarie della Religione Romana.

Popolo romano

Non è un segreto, che il popolo romano era un popolo molto superstizioso. Inoltre, la religione era molto radicata nella mente delle persone: basti pensare alla lista delle numerose divinità, ognuna delle quali rappresentava fatti o emozioni naturali.
I funerali avevano una loro divinità di riferimento: Libitina. È da questo nome divino che derivano i responsabili delle operazioni funebri sotto l’Impero Romano: i Libitinarii.

Cremazioni

Tra i romani era molto importante seguire un processo di rituale funebre ben preciso. Questa accuratezza nell’esecuzione della cerimonia permetteva, secondo quello che erano le loro credenze, di ottenere la vita dopo la morte.
Questo è un punto essenziale da sottolineare per comprendere il processo funebre a Roma, che si basava molto sul simbolismo.
Nell’Antica Roma si eseguivano principalmente cremazioni, tuttavia, fu intorno al V secolo a.C. che la cremazione divenne il tipo di funerale in assoluto più comune. Questo venne applicato soprattutto per la celebrazione del rito funebre di plebei e i patrizi, mentre gli schiavi venivano sepolti in finte sepolture comuni, senza cerimonia. L’obbligo di essere cremati era addirittura sancito dalla Legge delle Dodici Tavole, il primo corpus del Diritto Romano.
Il periodo di lutto a far data dal funerale durava 9 giorni, durante i quali si tenevano banchetti. Al termine del periodo di lutto, i parenti del defunto eseguivano giochi a lui dedicati , il cui scopo principale era quello di scegliere il successore del defunto stesso. Questi giochi funebri avevano matrice nei giochi circensi di epoca romana. La pratica funeraria della cremazione fu diffusa in tutto l’Impero Romano fino al II secolo d.C., quando il Cristianesimo ne proibì l’esecuzione per far posto alla sepoltura, che nel corso dei secoli si diffuse in tutta Europa.

L’esposizione dei resti

Come già sottolineato in precedenza, lo status sociale del defunto (e della sua famiglia) era un fattore molto importante nel rituale funebre a Roma . Dopo la morte, la prima pratica era l’esposizione del corpo in pubblico, prima ancora che avvenisse la cremazione.
Se il defunto era un patrizio (una persona naturalmente appartenente all’alta borghesia e con un ruolo politico o religioso), le sue spoglie venivano esposte in pubblico per diversi giorni, per far sì che tutti potessero testimoniare il loro  rispetto alla famiglia del defunto, onorando la salma esposta. Al contrario, se il defunto era un plebeo (una persona del popolo il cui rango era inferiore a quello dei patrizi ma superiore a quello degli schiavi), i suoi resti venivano esposti per un solo giorno prima di essere cremati. In caso di morte di un plebeo, i resti venivano esposti solo nella stretta cerchia familiare.

Un rito funebre preciso per un buon soggiorno nell’aldilà.

Durante questa mostra pubblica o nella cerchia familiare, i resti del defunto subivano un trattamento rituale ben preciso.
Prima di tutto, i suoi occhi venivano chiusi ed un parente lo baciava per far idealmente esalare il suo ultimo respiro. Quando ciò avveniva, veniva proclamato il conclamatio. Si trattava, allora, di chiamare la Morte tre volte, a intervalli regolari. Poi aveva seguito la pulizia del corpo ed infine l’esposizione su un giaciglio funebre fiorito.
Sulla bocca del defunto veniva posta una moneta per pagare Caronte, che aveva il compito di portare le ombre erranti nella dimora dei Morti al di là del fiume Stige.

Sepoltura e urne funerarie

C’erano vari tipi di tombe e urne in uso nell’Antica Roma: i romani avevano alternative diverse, a seconda dell’importanza e della ricchezza del defunto. Dunque, era possibile trovare la tomba come una sorta di scatola, composta da elementi costruttivi chiamati tegulae posti verticalmente a formare la scatola e altri che servivano da copertura, posti orizzontalmente.
La tomba a doppia pendenza, con tegulae come base e come copertura, sostenuta da un lato da quelle dell’altro. Nelle giunture c’erano ímbri (piastrelle) che sigillavano gli spazi. Visti di fronte avevano la forma di un triangolo.
Scatole di pietra, con pietre che formavano i quattro lati della tomba.
Scatole di legno chiuse con chiodi, simili a bare, ma più semplici. A causa della difficoltà di conservazione del legno, nella maggior parte dei terreni, sono stati rinvenuti solo i chiodi che li tenevano sigillati.
Anfore, che venivano utilizzate nelle sepolture dei bambini. Per identificare le tombe, chi poteva permetterselo, installava lapidi, stele e statue funerarie che ricordavano la vita e le gesta del defunto.

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